Dicono di noi

Un’iniziativa del Politecnico di Milano per e con la scuola italiana

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Frequentare il Dol mi ha abituata a ritmi di lavoro alti e ad una particolare sensibilità alle esigenze della classe. Ho imparato a lavorare in equipe, a progettare con consapevolezza e ad adattare le proposte didattiche alle caratteristiche di ciascun alunno. Ho trascorso i due anni di formazione in modo sereno, sapendo di poter essere sostenuta da tutor, staff e colleghi corsisti nei momenti di difficoltà. Parallelamente è cresciuta la partecipazione alle attività della mia scuola di appartenenza, che ha apprezzato di potersi avvalere delle competenze da me acquisite in questo corso. Sono soddisfatta perché l’impegno richiesto è stato gradualmente ricompensato dall’autorevolezza riconosciuta in ambito scolastico e professionale.

Sono stati due anni molto difficili (complici la pandemia e svariate vicende personali) che personalmente mi hanno provato. Il master è stato il mio spazio personale dove trovare suggerimenti, stimoli, idee e tornare a progettare. Se dovessi riassumerlo con un aggettivo, lo definirei piacevolissimo. Tutte le attività svolte non sono mai state tediose (come spesso accade a noi docenti nei corsi che costantemente subiamo) e nella totalità dei casi le ho seguite con diletto. Alle svariate curiosità dei miei colleghi su dove trovassi la voglia di seguire un master ho sempre risposto dicendo che fosse divertente farlo. I miei figli immaginavano che studiassi cose complicatissime e discipline iper specialistiche. Un pomeriggio, per realizzare una esercitazione video, ho preso dalle loro camerette un peluche di Winnie the Pooh e dei dinosauri dicendo loro che mi servivano per il lavoro; li ho sentiti sconvolti correre da mia moglie chiedendo allarmati se avessi cambiato mestiere! Forse avevano un poco di ragione anche loro: alla fine forse non ho cambiato mestiere ma è cambiato radicalmente come lo faccio.

Mi fa strano che siano passati 2 anni. Ricordo che Barbara Di Santo, in un colloquio pre master, mi diceva che il tempo necessario per il DOL era di 1 o 2 gg a settimana…Io pensavo fosse un’esagerazione…ma alla fine non siamo andati molto lontani. Il DOL mi ha accompagnato per tanti mesi, con contenuti sempre diversi, materiali ricchissimi e navigazioni di ricerca online in territori sconosciuti. In questi mesi ho scoperto temi che pensavo di conoscere, ma conoscevo pochissimo. E materie inesplorate. Mi sono scontrato con temi ostici, con relatori di ogni tipo. Ho incontrato (anche se solo virtualmente) una comunità di docenti disposti a mettersi in gioco in quel folle mondo che è la scuola italiana.

Il percorso del Master Dol per me è stato come fare trekking in alta montagna, in un cammino sconosciuto o percorso in un’altra stagione dell’anno. Pensavi di essere abbastanza allenato ma alcune salite ti spezzano il fiato, la frana ha reso il sentiero più impervio, le nuvole arrivano improvvise e portano un senso d’inquietudine. Poi torna l’azzurro, e il sole. Dietro la roccia si apre un inimmaginabile panorama mozzafiato…e tra le alture scorgi lui che ti fissa incredulo: il camoscio. Il tempo di dedicargli una foto ed è già lontano, agile tra i pendii impervi, alla ricerca di nuovi orizzonti.

La possibilità di un corso interamente online è stata un’occasione che non mi sono lasciata scappare. Avete poi tempi distesi mi ha permesso di dedicarmi pienamente allo studio e alla sperimentazione di strumenti per me nuovi che mi hanno richiesto talvolta molte ore di pratica (cedi ad esempio il modulo sulle tecniche di editing video o il podcasting): ho fatto tutto con tanta diligenza ed attenzione perchè la mancanza di impegni scolastici mi ha permesso di buttarmici anima e corpo. Prima di iscrivermi avevo cercato qualche informazione perchè a me interessava certamente imparare l’uso delle TIC nella didattica, ma mi interessava anche molto la possibilità di rinnovarmi come insegnante, imparando un nuovo approccio didattico che mi allontanasse dalla lezione frontale per avvicinarmi ad una metodologia più attiva e coinvolgente. E così è stato. Il DOL ha esaudito i miei desideri e quando sono rientrata a scuola ho messo in pratica molto di quanto avevo sperimentato nel master annuale. Certo, non sono diventata una super esperta di tool e software: resto una filosofa di formazione non diventerò mai un drago digitale. Non lo ero prima e non lo sono oggi, ma mi so muovere in questo ambito e ho costruito una buona base da cui partire.

Tante ore notturne trascorse a studiare, sperimentare e realizzare progetti e attività. Grandi soddisfazioni nel superare ostacoli e difficoltà, nel mettersi in gioco, nel rispettare le scadenze, nel condividere idee e riflessioni con i compagni di corso nel rispetto dei tempi e degli spazi di tutti.  Se prima di iscrivermi al DOL credevo che le tecnologie potessero supportare l’apprendimento, ora, a master ultimato, sono sicuro dell’apporto positivo in termini di apprendimento disciplinare e di acquisizione di competenze trasversali che queste garantiscono. Ho imparato a strutturare le diverse attività in classe e nel laboratorio di informatica. Non rinnego certo la componente di sana improvvisazione che mi caratterizza, ma ora cerco di impostare il mio stile di insegnamento su una più efficace “improvvisazione creativa organizzata”.

Il DOL è stato una gran fatica, la sensazione continua di non potercela fare, l’ansia per come sarebbero stati valutati i miei lavori. A valle di ciò, una esperienza che oggi definirei galvanizzante: mi ha dato una spinta incredibile non solo per applicare le tecnologie alla mia didattica (con grande fatica, vista la situazione reale a scuola) ma anche per condividere con i colleghi ciò che ho imparato in corsi di formazione (interna ed esterna).

Se guardo a due anni fa mi sembra di aver percorso mille chilometri… eppure tutto è iniziato con un singolo passo!